Rosario Catalano, sarto marsalese, non accetta un’esistenza segnata dalla miseria in cui versa la Sicilia dei primi anni del ‘900 e, sulla scia di due zii emigrati negli Stati Uniti, nutre il sogno americano.
Non ha nulla in tasca ma sa che per poter realizzare quel sogno, per affrontare la dura esperienza dell’emigrazione, bisogna possedere coraggio e determinazione e a lui non mancano. Rosario che vive in famiglia con i genitori e cinque fratelli, fin da bambino stupisce tutti per il suo innato amore per la musica; suona ad orecchio la chitarra e il mandolino ma la vera passione di Rosario adolescente è Rosa, una bellissima ragazza marsalese vicina di casa. Le entrate del negozio di sartoria sono scarse e nessuno spiraglio appare all’orizzonte. Ama Rosa, sogna un futuro con lei ma non ha i mezzi sufficienti per costruire quel futuro. Risoluto, raccolto un gruzzoletto, decide di tentare la partenza per l’America ma prima deve fare i conti con il netto rifiuto del padre di Rosa alla sua richiesta di matrimonio così, senza via d’uscita, mette in atto un piano per la “fuitina”. Rosa dormirà per una notte a casa di Saro, così lo chiamano tutti. Con la complicità di mamma Rosa e delle sorelle riuscirà a costringere il suocero e sposerà Rosa ancora illibata. Il progetto va in fumo e Saro affronta
insopportabili pene d’amore. Unica compagna la sua chitarra. All’improvviso il puzzle si ricompone a causa di una malattia di Rosa. Spinta dalla disperazione, la mamma di Rosa va a chiedere aiuto a Saro che, ottenuto il consenso al matrimonio, può coronare finalmente il suo sogno d’amore. Mentre Rosa, gravida di tre mesi, resta in casa assieme ai genitori, Saro, con la morte nel cuore, parte per l’America. Nel corso del lunghissimo viaggio in terza classe che altro non era che la stiva della nave, ammassato assieme ad altri numerosi emigranti, vive sofferenze indicibili e disagi di ogni genere, ma è consapevole che non deve arrendersi. Quella strada piena di sassi l’ha scelta lui e dovrà percorrerla fino alla fine. Dopo dodici giorni la nave approda ad Ellis Island, l’isoletta delle lacrime, dove tutti gli emigranti vengono sottoposti ad estenuanti visite mediche e ad un approfondito interrogatorio in lingua inglese. Saro riesce brillantemente a superare le prove. L’America è sua! Trova ospitalità presso gli zii a Brooklyn e subito si inserisce nel lavoro, un lavoro umile come quello di tutti gli emigranti ma è contento perché, grazie a quei soldi potrà tornare in Sicilia e ripartire per l’America con sua moglie e il bambino di cui è incinta. Saro rivede la sua cara mogliettina e la sua adorata Sicilia e dopo la nascita di Eny, trascorsi dieci mesi, riparte per stabilirsi definitivamente in America con la moglie e la neonata.
Inizia a Brooklyn una vicenda contrassegnata dalla serenità familiare ed economica. Ma a Saro non basta, Saro cerca di più, cerca il sogno. Con la sua intraprendenza riesce a formare un gruppo musicale, “I Quattro siciliani” che, con un repertorio di musica prettamente siciliana, conquistano a poco a poco il successo. Suonano mazurke, polke, controdanze, valzer. È il liscio che gli emigranti ballavano in Sicilia e continuano a ballare in America, è un filo che li lega al Paese. Il successo dei Quattro Siciliani arriva alle stelle quando vengono invitati ad incidere dischi dalla Columbia records, un colosso nell’ambito della discografia americana. Saro vive ora in agiatezza e avvia un grande negozio di dischi e strumenti musicali. Col passare degli anni Rosario si trasforma in un vero e proprio imprenditore aggiungendo altri strumenti al quartetto e comprando, da musicisti sconosciuti, spartiti che, arrangiati dai Quattro siciliani, proporrà alle case discografiche con contratti di grandi cifre. Depositario dei diritti d’autore del gruppo, sarà lui a proporre i suoi testi alle case discografiche e fonderà anche una sua etichetta. Da piccolo emigrante era diventato un grande imprenditore e quella musica tanto amata l’aveva portato in alto, lì dove era impossibile soltanto immaginare di poter arrivare, ma la Mano Nera è in agguato. È un’associazione mafiosa, con il tratto distintivo di una mano nera, costituita da emigranti del Sud Italia che si danno al crimine in cambio di facili guadagni. Massacrano, con la richiesta del racket, quegli italiani, che si sono affermati in America onestamente e con successo, fino alle minacce e in caso di mancato pagamento del pizzo, contrassegnano quell’attività con il loro simbolo, segnale di strage. Negli anni la Mano Nera aumenterà vertiginosamente i suoi introiti sotto l’indifferenza della polizia americana e raccoglierà i suoi adepti fra emigranti che vivono nel degrado. Intanto la famiglia di Saro cresce: dal 1909 al 1925 nascono sette figli. Il successo è strepitoso e Saro si può considerare un uomo pieno di talento e fortunato quando all’improvviso tutto comincia a crollare. Saro accusa sintomi di peritonite, si cerca di tamponare la malattia con l’intervento chirurgico che finisce tragicamente. Saro muore all’età di 39 anni e, in punto di morte, mette in guardia la moglie dalle minacce della mafia. Rosa, affranta, gli promette che porterà la famiglia a Mazara del Vallo presso la cognata.
In pochi mesi si trasferiscono a Mazara, anche la salma di Saro verrà trasportata in Italia e collocata nella cappella di famiglia. Rosa comincia una nuova squallida vita, allietata solo dall’affetto dei figli. Disperatamente sola, confida nei copyright che arrivano dall’America tramite la banca d’Italia e anche nella sicurezza economica in seguito alla vendita dei beni in America ma la sorte non si arresta ancora. Proprio la Banca di S. Giuseppe, dove Rosa ha depositato tutto il denaro, va in fallimento. Dei soldi neanche l’ombra. A pagare è solo il presidente della Banca che per la vergogna si suicida. Cresce ancora la disperazione di Rosa che però non si abbatte e anzi, in maniera sorprendente, da creatura debole si trasforma in una roccia e cerca di tirare su la famiglia con coraggio e una ferrea volontà. Nel 1937 la situazione economica diventa insostenibile: alcune figlie hanno trovato marito ma i copyright scarseggiano e ci sono altri figli da sistemare. Tra questi Tony e Mary i quali decidono di ripartire per l’America per aiutare la famiglia. Dopo due anni Tony, innamoratissimo, ritorna a Mazara dalla sua adorata Rosa; nel giugno del 1948 Mary, stabilitasi nel New Yersey, comunica il suo prossimo matrimonio. Mamma Rosa capisce che non può contare ulteriormente sull’aiuto della figlia e solo dopo che tutti i figli hanno costruito le loro famiglie, assieme all’unica figlia nubile, Venzy, colpita da poliomelite nell’infanzia, decide di raggiungere Mary nel New Jersey e di stabilirsi momentaneamente in America. Non torneranno mai.
“L’emigrante di Marsala” è il romanzo scritto da Rosanna Catalano e pubblicato con Albatros nel 2010. Il libro nasce dal desiderio di una nipote che, non avendo conosciuto il nonno, lo ha immaginato mille volte nella sua infanzia ma ad un certo punto decide di narrare questa storia assegnando alla dimensione favolistica del nonno Saro quella connotazione reale che conferma l’autentica unicità di quest’uomo. Nel romanzo vengono racchiusi scorci di America e di Sicilia, di inizio ‘900, stralci di mondi diametralmente opposti che segnarono la vita di Rosario Catalano.
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